Costa Rica – parte 1

Non sono sicuro di esser arrivato a 60, ma dovrei esserci vicino. Non sto parlando di età, ma di Paesi visitati.

Devo ammettere che fino a poco tempo fa, il Costa Rica non occupava una posizione rilevante nella mia personale lista dei Paesi da visitare. Questo perché avevo partecipato ad una proiezione che lo riguardava e il viaggiatore “proiettante” non era stato in grado di trasmettere grande interesse…foto che rappresentavano solo farfalle, qualche cascata, cieli grigi, pioggia e, anche dal suo racconto traspariva una delusione dal viaggio. Poi ho conosciuto gente che ha avuto esperienze diametralmente opposte, quindi per la fine 2018, inizio 2019, mi sono chiesto “perché no?”.

E quindi Costa Rica è stata.

La partenza non è stata esaltante. Purtroppo non esistono voli diretti dall’Italia, e il volo utilizzato della United Airlines impiega, prima 10 noiosissime ore per arrivare a New York (aeroporto di Newark), poi altre 5 ore mezza per arrivare a San José, così che, partiti la mattina presto dall’Italia, “complice” anche il fuso orario di – 7 ore rispetto all’Italia, io e gli altri 7 compagni di viaggio, siamo arrivati a San José in tarda serata, giusto in tempo per andare a dormire, sfiniti.

Il secondo giorno inizia presto. A causa del jetlag, alle 5 siamo già tutti svegli, alle 7 abbiamo già fatto colazione e alle 8.30 abbiamo già fatto conoscenza dell’autista che ci accompagnerà per tutto il tour, il mitico Rigo. Carichiamo tutti i bagagli e via, alla scoperta del Costa Rica!!

Il giro è stato organizzato in senso anti-orario, scendendo subito a sud-ovest, risalendo lungo la costa pacifica, rientrando nei monti centrali, per tornare nuovamente a San José per il volo di rientro a casa.

La prima destinazione è il Parco del Corcovado, uno dei più famosi e spettacolari del Paese. Occupa gran parte della penisola di Osa e si affaccia sull’Oceano Pacifico. Considerato che raggiungerlo via terra comporta spostamenti piuttosto complicati anche nella stagione secca, scegliamo di arrivare via mare.

Dopo pochi chilometri da San José, iniziamo a percorrere verso sud la strada costiera pacifidca. Rigo, l’autista, mette a dura prova i nostri nervi, guidando per centinaia di chilometri usando solo la prima e la seconda (marcia). Il motore grida vendetta, quando, dopo la prima sosta al ponte di Tarcoles a vedere i coccodrilli nel fiume sottostante, Rigo finalmente ingrana la terza!! Da quel momento, Rigo sembra drogato, comincia a correre come un pazzo, a volte ingrana “addirittura” la quarta, sorpassa a destra, inchioda quasi sopra le auto che stanno davanti…insomma, ad un certo punto non vedevo l’ora di arriva a Sierpe per scendere da quel mezzo infernale…

Sierpe è un micro-paese, tappa quasi obbligatoria per andare al Corcovado. Qui arriviamo poco prima delle 15, in tempo per prendere la barca delle 15.30 circa, che in circa 1 ora e per circa 20$ a testa, ci porterà a Bahia Drake, da cui il giorno seguente prenderemo un’altra barca per la visita del parco. Il tragitto da Sierpe a Bahia Drake è molto bello, ma io l’ho vissuto con una certa ansia. Infatti, dopo i primi 40 minuti a tutta velocità lungo le anse del Rio Sierpe (chiamato così proprio per il suo sviluppo serpeggiante), si arriva all’incontro con l’Oceano. Avevo visto numerosi video della scena e non mi avevano tranquillizzato tanto. L’incontro tra le acque quiete del fiume e quelle movimentate dell’oceano, generavano onde non trascurabili e le piccole barchette le superavano con una certa difficoltà. Invece, per fortuna, il mare quel giorno era praticamente piatto, quindi il passaggio fiume/oceano è stato quasi impercettibile e dopo altri 20 minuti, sbarchiamo a Bahia Drake, direttamente sulla spiaggia (non esiste molo, quindi si scende in acqua bagnandosi appena se il mare è calmo, forse un pò di più se il mare fosse più agitato).

Dalla spiaggia di Bahia Drake ci addentriamo per 5-10 minuti in salita per prendere possesso delle capanne tra la vegetazione che saranno la nostra “casa” per due notti. Il panorama dalla balconata della capanna è bellissimo, si domina la baia, e al tramonto i colori meritano solo silenzio e contemplazione. Di notte si sente solo il rumore dell onde che si infrangono sulla spiaggia sottostante e il verso di qualche animale lontano. Esperienza sicuramente affascinante con la natura che la fa da padrona, con i ritmi della giornata scanditi un po’ dal sole, che vuol dire che la cena sarà prestissimo e neanche alle 22 saremo già nelle nostre capanne.

La mattina successiva, dopo un ‘tot’ di ore di sonno, di nuovo vittime del jetlag, alle 5 siamo tutti in piedi senza problemi e alle 6 siamo già pronti in spiaggia ad attendere il motoscafo con motori potentissimi che in circa 1 ora/1,5 ore, ci porterà a Playa Sirena, una delle porte di ingresso del Parco del Corcovado. Per fortuna anche oggi il mare è quasi piatto, e in tutta tranquillità facciamo il nostro ingresso in uno dei parchi più selvaggi del Paese. Appena sbarcati veniamo divisi in due gruppi e a ciascuno viene assegnata una guida con cannocchiale. Purtroppo la parte che ci faranno vedere è quella della foresta secondaria, quella più giovane, quella che occupa un’area che solo 50 anni prima era un pascolo. Gli alberi sono quindi alti, ma non imponenti come me li ero aspettato o come li avevo visti nella giungla malese. La guida è brava, individua animali che noi facciamo fatica a vedere anche con attraverso il cannocchiale puntato…

Tranne i procioni, che per niente impauriti dalla presenza umana, ci passano spesso vicini, nessuno di noi avrebbe mai neppur notato gli uccelli tra le foglie o il tapiro dormiente tra la vegetazione, i bradipi ronfanti tra le chiome degli alberi o i pipistrelli nascosti nei tronchi cavi. Devo dire che in alcuni casi abbiamo fatto atto di fede: quello che per la guida era un bradipo, per noi, al più un mucchio di peli, e quelli che ci venivano indicati come pipistrelli, boh? non li ha visti praticamente nessuno…

Dopo circa 4 ore di camminata, torniamo in barca per tornare indietro, facendo una sosta pranzo in una spiaggia a circa 15 minuti da Bahia Drake. Alle 14 circa sbarchiamo di nuovo nella spiaggia di partenza e qui passiamo in relax in resto del pomeriggio. Ad essere onesto, mi aspettavo molto di più dal Corcovado. Avevo letto racconti tali che avevano forse alzato troppo le aspettative; bello, ma non è stata una cosa da rimanere a bocca aperta, anzi, non fosse stata per la bellezza dell’esperienza complessiva (barca sul fiume per arrivare, pernottamenti nelle capanne tra la vegetazione, il luogo quasi fuori dal mondo, ecc.), il parco in se non è stata la cosa più bella vista in Costa Rica, sicuramente meno, dal mio punto di vista, del parco Manuel Antonio, che visiteremo due giorni dopo.

La mattina del terzo giorno, il gruppo si separa, qualcuno andrà a fare snorkeling all’Isla Cano (chi l’ha fatta l’ha apprezzata molto), altri hanno “poltrito” in spiaggia a Bahia Drake. Alle 14 il gruppo si ricompatta e alle 14.30 riprendiamo la barca che in circa un’ora ci riporta a Sierpe per l’incontro con Rigo il suo pullmino.

Il riposo di una giornata sembra aver fatto bene anche a Rigo, infatti arriviamo a Manuel Antonio in molto meno del previsto, per permetterci di tentare di organizzare la serata di capodanno (per strada, faremo un simbolico brindisi alle 17, ora del capodanno italiano). Il tempo di lasciare le valigie in camera, e usciamo a cercare un ristorante per la cena. Niente. Abbiamo lasciato la serata libera all’autista Rigo e purtroppo tutti i ristoranti raggiungibili a piedi dal nostro hotel sono poco più che fast-food. Torniamo quindi in hotel a chiedere aiuto al ragazzo della reception. Lui prova a fare un pò di telefonate, ma putroppo i locali più “in” sono tutti pieni. Rassegnati iniziamo comunque a mangiare in un posto qualunque, poi magari la serata prenderà il via da sola…invece…ci divertiamo con una cena alternativa in un ristorante tipo “street-food”, ma poi ci prende un sonno incredibile, che quando ci rimettiamo in moto per cercare un taxi per farci portare in qualche locale, ci guardiamo in faccia e scopriamo che nessuno ha veramente voglia di fare un “seratone” e torniamo mestamente in hotel. Qua tiriamo fuori una bottiglia di “Ferrari” portata dall’Italia e alle 23 locali festeggiamo il capodanno di New York (-1 ora di fuso orario rispetto al Costa Rica) e, abbondantemente prima di mezzanotte, crolliamo a letto.

L’anno nuovo inizia con un risveglio imprevisto: il mio compagno di stanza ha un incubo e inizia ad urlare “guardone! guardone! vieni qua!!! dove scappi, guardone, t’ho visto!”. Questo circa alle 3 e mezzo di notte…non è certo il modo migliore per essere svegliato nel cuore della notte, ma dopo i primi istanti di tachicardia, è stata una scena estremamente divertente, così che il 2019 è iniziato con una grassa risata!

Torno a dormire per poche ore, la sveglia è infatti prevista alle 6.30 circa. Alle 7 dobbiamo presentarci alla biglietteria del parco Manuel Antonio per non rischiare di rimanere fuori dal numero massimo di ammessi per ogni giornata. Per fortuna la biglietteria è proprio di fronte all’hotel. Alle 6.45 siamo già fuori, ma qualcuno ci ha anticipato, almeno 20 persone sono davanti a noi, ma quando alle 7 la biglietteria apre, dietro ci noi la fila sarà diventata lunga di almeno un centinaio di persone…

Prima di entrare, nuova coda. C’è il controllo degli zainetti. Non è ammesso portare cibo confezionato nel parco, questo perchè all’interno sia i procioni che le scimmie, ormai sono abituate alla presenza umana e quindi si avvicinano senza paura e rubano tutto quello che ritengono commestibile (in realtà spesso rubano interi zaini) e poi lasciano in giro tutto quello che non riescono a mangiare, quindi per limitare il problema dell’inquinamento, i ranger sequestrano tutti i cibi che non sia frutta fresca.

Stavolta non prendiamo la guida, 15$ a testa per rivedere probabilmetne gli stessi animali già visti ci sembra una follia. I percorsi poi sono ottimamente segnalati, quindi non c’è il rischio di perdersi. Con un po’ di silenzio e aguzzando la vista, riusciremo comunque a vedere parecchi animali. Dato che il parco non è enorme, in teoria basta guardare nella direzione di chi la guida l’ha pagata (scrocconi!!!) e alcuni animali si vedono comunque. La bellezza del parco sono comunque i panorami sull’oceano e le belle spiagge, in particolare quella di Manuel Antonio. Spiaggia ad arco, piuttosto lunga e larga con acqua se non proprio cristallina, molto piacevole. Dopo aver percorso numerosi sentieri, alle 11 circa ci buttiamo in spiaggia e qui rimarremo fino a verso l’ora di chiusura (le 16). Con lo zaino legato con le stringhe delle scarpe ad un albero, riesco a rilassarmi e mi godo il pomerigigo di relax. Qualcuno meno accorto invece passarà il pomeriggio a rincorrere le furbissime scimmie, che appena uno si distrae, arrivano anche ad aprire le borse alla ricerca di cibo…

All’uscita dal Parco troviamo Rigo che, non si sa come, aveva indovinato l’ora della nostra uscita. Carichiamo di nuovo i bagagli e ci spostiamo in un altro albergo per la notte (non avevamo trovato camere libere per le due notti in zona Manuel Antonio).

La mattina successiva ripartiamo verso nord, per la seconda parte del viaggio, le belle spiagge della zona di Tamarindo e i parchi della parte montuosa del centro-nord del Costa Rica.

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